Rassegna Stampa

Zic.it
Ex Telecom, la lunga resistenza e poi la svolta: il Comune garantirà alloggi per tutti
Editoriale / Bologna (non) è una città di merda
Social Log: aggressione forsennata, denunceremo tutto.
Oggi in piazza per urlare “basta sgomberi e sfratti!” [comunicati]
Ex Telecom, “buttano via i beni degli sgomberati”

Infoaut
Il racconto minuto per minuto di Infoaut
Ex-Telecom: istantanea dal futuro
L’eredità dell' Ex-Telecom: lettera aperta di un occupante a Bologna

Piazza Grande
L’indignazione dell’operatore. Riflessioni dopo lo sgombero dell’ex Telecom

Bologna Today
Ex Telecom, famiglie all'ex Galaxy. Social Log annuncia video sulle violenze

Il fatto quotidiano
Sgombero famiglie nell’ex palazzina Telecom Bologna, il sindaco Merola: “La questura ha agito in assetto da guerra”

Internazionale
La polizia ha sgomberato l’ex sede della Telecom a Bologna

Contropiano
Sgombero ex Telecom.. Sostenere il conflitto sociale, costruire l'opposizione
Bologna, ex Telecom sotto attacco, Via la giunta degli sgomberi!

Manifesto
Bologna, la Questura sgombera 300 persone dallo stabile ex Telecom

Radio città fujiko
Ex Telecom: dopo lo sgombero, la dignità torna in piazza

Il Resto del Carlino
Sgombero ex Telecom, ore di tensione: occupanti in lacrime. Poi l'accordo col Comune

Comunicato di Leonardo Callegari per AiLes e Csapsa
Sgombero alla ex Telecom: facile affermare il principio di legalità sui più deboli !

Repubblica.it
Maxi occupazione a Bologna, sgomberate donne e bambini

Repubblica.it
Sgombero Ex Telecom: così abbiamo perso tutti

Repubblica.it
Caso ex Telecom, Merola: "Mai più sgomberi con la forza"

Blog della Rete
Pensiero di Mauro sui laboratori all'Ex Telecom

Dire.it
Sgomberi a Bologna: l'amarezza dell'operatore sociale

Vice:
Vice: Bologna è una città che sta perdendo la sua anima




Educatori in sciopero: “State facendo dei servizi un cesso” (link all'articolo)

Educatori in sciopero: “State facendo dei servizi un cesso”

Bologna, 4 giu. – Al grido di “Il sociale non si tocca” 800 lavoratori del welfare hanno sfilato per le vie di Bologna. Questa mattina si sono incontrati alla fontana del Nettuno intorno alle 10. Da lì si sono diretti nel cortile di Palazzo d’Accursio per chiedere di essere ricevuti in delegazione da assessori e sindaco. Dopo più di un’ora sotto gli uffici comunali, presidiati dalla polizia, non avendo ricevuto risposta i manifestanti hanno lasciato una lettera simbolica alla Giunta e si sono uniti in corteo diretti alla sede di Scienze della Formazione, in via Filippo Re, per un’assemblea pubblica.


La rabbia degli educatori in sciopero



Welfare Bologna: sciopero di maestre, educatori e assistenti sociali. E il sindaco Merola non li riceve



Sciopero di educatori e assistenti sociali








La protesta degli educatori: "Riconosceteci"

Raccolte 1.300 firme in un appello alla Regione: una sanatoria per chi non ha la laurea. E a Bologna nasce la rete: "Basta tagli e precariato nei servizi socio-educativi"



Lavorano tra le maglie del tessuto sociale, coi ragazzini in difficoltà e disabili, nei luoghi periferici, nelle scuole, nei campi rom. Sono educatori con professionalità ed esperienza pluridecennale, ma non hanno la laurea specifica, solo di recente divenuta obbligatoria. E senza titolo rischiano di non poter più lavorare. Il loro grido d’allarme è contenuto in una petizione, che ha già raccolto 1.300 firme, per chiedere una sanatoria alla Regione. Un appello partito da “Educatori contro i tagli” di Casalecchio, ora rete nazionale, che vuole ridare voce a chi ha contribuito a fare la storia del welfare emiliano. Un movimento che sta crescendo.

A Bologna è attivo il gruppo “Educatrici ed educatori”, nato dopo il pasticcio dell’appalto per la gestione dei servizi socio-educativi del Comune: prima ha vinto la marchigiana “Il Mosaico”, con un ribasso dell’11%, poi la cooperativa si è ritirata ed è subentrato il consorzio bolognese (Csapsa 2, Open Group, Società Dolce, Il Pettirosso, Arci, La Carovana). In mezzo gli educatori, che subiscono a cascata gli effetti di budget sempre più ristretti, e le stesse cooperative sociali che faticano a mantenere un’offerta adeguata a causa dei tagli al welfare. Scrive Alberto Cini in un articolo su Inchiesta intitolato "Giocare con il ribasso nella manica", dedicato al caso dell'appalto: "Nei servizi alla persona non ci sono consumatori: solo gli oggetti si consumano, le persone vivono, anche se il rapporto tra di esse è mediato da un bisogno e da una professione. Questa è una delle prime ma sostanziali differenze, che deve portare ad un superamento delle gare d’appalto".
Il disagio degli educatori corre nei social network: lavoro malpagato, stipendi bassi (9,80 euro lordi all’ora, 1.100 euro al mese per 40 ore di lavoro, dopo anni di servizio), tagli alle ore di supervisione, coordinamento e formazione, fondamentali al mestiere educativo. E poi precariato, incarichi su più servizi, una professione non più riconosciuta nel suo valore, sempre più delegata ad associazioni e volontariato. Gli educatori e le educatrici di Bologna, che si ritroveranno venerdì 17 aprile (ore 20) al Vag61 per una cena di autofinanziamento, reclamano attenzione, un dibattito pubblico e un tavolo tecnico per i prossimi bandi: “Basta appalti al massimo ribasso”.

La raccolta di firme ha così acceso i riflettori sugli interventi socio-educativi a favore di bambini e adolescenti, un pezzo storico del welfare fiore all'occhiello  in Emilia. "Quando la nostra Regione avrà finalmente l'obiettivo etico e politico di regolarizzare il lavoro di quanti hanno investito e operato per anni nei servizi rivolti a minori e adulti – che talvolta hanno loro stessi avviato – con impegno e passione, acquisendo professionalità, esperienze sul campo e ore di formazione?", si legge nella petizione dove viene reclamata una sanatoria per gli educatori "senza titolo", ovvero senza la laurea universitaria specifica, che solo da pochi anni è divenuta obbligo di legge ed è richiesta come elemento vincolante nella ormai grande maggioranza dei bandi di appalto. Sono un migliaio gli educatori a Bologna, solo 600 impegnati sui servizi scolastici comunali. Il problema della laurea riguarda soprattutto il settore sanitario. “L’Asl nei bandi chiede personale con titolo, le cooperative di fatto non ne hanno”, spiega Simone Raffaelli, della Fp-Cgil. E 1500 educatori in Emilia Romagna “senza titolo” potrebbero perdere il lavoro, stima il sindacato.



Articolo del collega Alberto Cini sulla questione dei gruppi socioeducativi di Bologna

Il caso dell’ultima gara per l’aggiudicazione di servizi socio-educativi per minori a Bologna
Brevissima storia degli interventi socio-educativi Bolognesi

1. Scena prima – Introduzione

c’era una volta… e c’è ancora oggi, ma molto meno”
Qualche tempo fa, nella Bologna degli anni novanta, nacquero gli interventi socio-educativi a favore di bambini, pre-adolescenti e adolescenti, con la finalità di sostenere la crescita di queste persone in età evolutiva, aiutare le famiglie nella gestione educativa dei figli e delle risorse territoriali, fare prevenzione ai vari tipi di rischio, compresa la dispersione scolastica.
A quei tempi, la gestione dei minori era assegnata al servizio sanitario, qualche anno dopo la delega venne ripresa dal Comune stesso.
La caratteristica sperimentale di quel tempo diede risultati di eccellenza, nei due quartieri nei quali si era utilizzata questa tipologia di intervento socio-educativo, non si verificarono allontanamenti di minori dalle famiglie, nessun abbandono scolastico significativo, buona prevenzione al rischio e tanto altro. Ovviamente siamo sulle verifiche empiriche di aspetti iptetici che hanno ridondanza nell’esperienza, non si possiedono analisi scientifiche che dimostrino una causa-effetto così determinante, ma lo studio di casi individuali potrebbero sicuramente dimostrarlo.
I risultati, in quei casi territoriali era evidenti, come pure il risparmio nella spesa economica comunale, spesa che sarebbe notevolmente cresciuta ricorrendo ad interventi richiesti dall’emergenza dei fenomeni di rischio e danno sociale.
La gestione dei servizi era mista, spettava il coordinamento e controllo all’ente Sanitario o Comunale, mentre l’esecutivo tecnico sul territorio era realizzato dalle cooperative sociali, tutto in uno stretto rapporto di stimolo, confronto e collaborazione. 


Articolo di Radio Città del Capo

Welfare. Un tavolo per superare le gare al massimo ribasso



Bologna, 19 feb. – Un tavolo tra Comunecooperative del sociale e sindacati per sottrarre il welfare dalle grinfie della dittatura delle gare al massimo ribasso. Lo ha proposto l’assessore  Matteo Lepore durante una riunione di commissione a Palazzo d’Accursio. L’apertura della giunta, dopo settimane, mesi di rapporti tesi con le cooperative, ha soddisfatto Simone Fabbri, responsabile coop sociali di Legacoop. 
A guastare i rapporti tra amministrazione e coop sociali erano state la maxi gara per i servizi scolastici e quella più piccola per il centro Rostom. In entrambi i casi le cooperative che li gestivano si erano viste sfilare il servizio da aziende non bolognesi, premiate per aver operato ribassi maggiori. A pesare maggiormente in sede di valutazione, infatti, erano stati i criteri economici rispetto all’offerta tecnica. “Il Comune scelga tra qualità e massimo ribasso” era stato il moto di protesta delle coop sociali bolognesi.
A richiedere una seduta congiunta delle commissioni Attività produttive, Istruzione e Politiche sociali sono stati Cathy La Torre e Francesco Errani, rispettivamente di Sel e del Pd. Entrambi hanno citato l’esperienza del comune di Brescia (che ha rifiutato le gare al massimo ribasso nel welfare in favore della coprogettazione): “Perché noi non lo abbiamo fatto?” ha tuonato la vendoliana, in polemica con la giunta. “Ho già preso contatti con l’assessore Scalvini per farci spiegare il modello che stanno portando avanti” ha raccontato il democratico.
La mossa di Lepore non serve a rasserenare i rapporti con le cooperative; il tavolo, infatti, potrebbe aiutare a stemperare le tensioni in giunta. Da mesi, infatti, l’assessore al Welfare Frascaroli segnala un problema all’interno dell’amministrazione in sede di scrittura dei bandi: “Abbiamo bisogno di condividere la stessa cultura” ha detto oggi l’assessore vendoliana che accusa il settore gare di dare eccessiva importanza al lato economico. Dello stesso avviso era stato proprio il numero uno della Fp Cgil Vannini che nell’agosto dello scorso anno aveva detto che, in tema di appalti, a decidere “è la tecnostruttura”. Insomma, il risparmio più importante della qualità del servizio.
“Abbiamo dovuto fare i conti con continui tagli del Governo” ha detto Lepore che comunque riconosce: “Brescia dimostra che ci sono delle strade interessanti”. 
“Crediamo che dopo tanto tempo- dice Fabbri di Legacoop- il Comune abbia indicato un percorso da affrontare insieme”. 

Articolo di Zero In Condotta sull'interruzione del Consiglio Comunale il ...

Coop sociali, blitz educatori in Comune: “Non svendete il nostro lavoro”

Interrotto il Consiglio comunale, il sindaco esce dall’aula. Lavoratori e lavoratrici delle coop chiedono lo stop dei bandi al massimo ribasso. Mercoledì 18 febbraio’015 alle 20 assemblea a Vag61, in via Paolo Fabbri 110.

09 febbraio 2015 - 18:30 
 Hanno aspettato l’inizio del Consiglio comunale e durante un intervento del sindaco hanno tirato fuori striscione e megafono. Inizia così il percorso di mobilitazione aperto da un gruppo di educatori ed educatrici di Bologna. Al Consiglio, che ha visto Merola defilarsi alla svelta, i lavoratori delle coop sociali hanno chiesto con forza di escludere ogni forma di parametro economico nei bandi del Comune per l’assistenza socio-educativa.
“Non si puo’ sottolineare continuamente l’importanza dei servizi socio-educativi e poi rifiutarsi di ascoltare le richieste di chi quei servizi li offre ogni giorno e in condizioni di lavoro sempre piu’ precarie”, è il commento di un educatore, che rilancia: “Mercoledi’ 18 febbraio alle 20 faremo un’assemblea pubblica a Vag61 per decidere come portare avanti la mobilitazione”. L’obiettivo, conclude, “per il momento e’ coinvolgere nelle nostre iniziative docenti, studenti e sindacati conflittuali, vale a dire quelle categorie che hanno sempre mostrato simpatia nei nostri confronti”.
  Il comunicato diffuso dopo il blitz in Consiglio:
Oggi, noi educatori ed educatrici di Bologna abbiamo temporaneamente interrotto il consiglio comunale per prendere parola ed esprimere il nostro punto di vista sulla gara d’appalto dei servizi socio-educativi. Abbiamo rivolto alcune poche ed elementari domande all’amministrazione comunale, come si può leggere nel documento che alleghiamo. Attendiamo delle risposte ci auguriamo tempestive ma, a giudicare dalle reazioni istituzionali alla nostra presa di parola, molto probabilmente non arriveranno. Abbiamo capito di non poterci concedere il lusso dell’illusione. L’atteggiamento di assoluto disinteresse dimostrato dal Sindaco Merola che invece di ascoltarci ha preferito abbandonare la sala consigliare, salvo poi ripensarci per evitare una brutta gaffe di fronte alle telecamere; e quello della presidente Simona Lembi che ha subito manifestato un’ accesa quanto inutile e stupida ostilità nei nostri confronti, ci dicono molto della scarsissima attenzione se non dell’assoluto disinteresse che questa amministrazione pone nei confronti di un tema importante come quello del welfare e delle condizioni di lavoro degli operatori e delle operatrici del sociale.
È grave che nella nostra città chi manda avanti, in condizioni di assoluta precarietà, l’intero sistema dei servizi sociali venga così poco ascoltato. Con l’iniziativa di oggi intendiamo aprire un percorso di mobilitazione più ampio: invitiamo pertanto tutti gli educatori, tutte le educatrici di Bologna e la cittadinanza a partecipare all’ assemblea di mercoledì 18 febbraio ore 20, presso Vag61 (via Paolo Fabbri, 110) per costruirlo insieme. In questa città siamo moltissimi, noi lavoratori e lavoratrici del sociale, a vivere – seppure in maniera diversa – la stessa terribile precarietà, la stessa continua denigrazione. È il momento di unire le forze! Senza nessuna rassegnazione e alcun vittimismo sappiamo di poter contare solo sulla nostra determinazione per cambiare le nostre condizioni di vita e di lavoro.
Gli educatori e le educatrici di Bologna

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